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SCIE CHIMICHE O SCIE LASCIATE DAGLI AEREI?

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    Redazione
  • 7 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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Scie chimiche: tra mito moderno e bisogno di spiegazioni semplici

Ogni volta che alziamo gli occhi al cielo, le scie bianche lasciate dagli aerei sembrano disegnare rotte invisibili tra le nuvole. Per molti sono solo contrails, le normali scie di condensazione prodotte dal vapore acqueo dei motori. Per altri, invece, rappresentano qualcosa di più oscuro: le famigerate “scie chimiche”, presunti rilasci di sostanze chimiche o biologiche deliberatamente diffusi nell’atmosfera per fini ignoti.

La teoria delle scie chimiche è una delle più longeve e diffuse dell’epoca moderna. È nata negli anni ’90, in un periodo in cui la disillusione verso le istituzioni e la crescente accessibilità di Internet hanno dato voce a ogni possibile ipotesi alternativa. Secondo i sostenitori di questa teoria, governi e organizzazioni segrete spruzzerebbero sostanze per modificare il clima, controllare le menti o diffondere malattie.

Eppure, ogni volta che la scienza prova a entrare nel merito, le “prove” svaniscono come le stesse scie al tramonto. Le analisi atmosferiche non mostrano alcuna anomalia, i campioni di suolo non contengono sostanze insolite, e le dinamiche fisiche delle scie di condensazione sono perfettamente spiegabili: a certe altitudini e temperature, il vapore acqueo si congela rapidamente, lasciando quelle lunghe strisce bianche che poi si dissolvono lentamente.

Ma il punto, forse, non è la verità scientifica. È la sfiducia. In un mondo in cui le decisioni globali sembrano sempre più lontane dalla vita quotidiana, immaginare che ci sia un piano segreto “dietro al cielo” è un modo per dare senso all’incertezza. Le scie chimiche, in fondo, sono una metafora del nostro tempo: la ricerca di colpevoli visibili per problemi invisibili come l’inquinamento, il cambiamento climatico, o le malattie moderne.

Credere alle scie chimiche può sembrare irrazionale, ma riflette un sentimento profondo: la paura di non avere il controllo. Forse la risposta non sta nel ridicolizzare chi ci crede, ma nel ricostruire quel fragile legame di fiducia tra cittadini, scienza e istituzioni. Solo così, un giorno, potremo guardare il cielo senza sospetto — e tornare a vederlo per ciò che è: semplicemente, bellissimo.


Redazione

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