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“Playmen: la rivista che spogliò l’Italia dei suoi tabù”

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    Redazione
  • 13 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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Nel novembre del 1967 nasceva in Italia una rivista destinata a cambiare per sempre il modo di parlare di sesso, libertà e costume: Playmen.

Fondata dalla giornalista e imprenditrice Adriana Buffardi, conosciuta con lo pseudonimo di Adelina Tattilo, la rivista si ispirava dichiaratamente al modello americano di Playboy, ma ne offriva una versione tutta italiana, più raffinata e meno ostentatamente scandalosa.

In un Paese ancora fortemente cattolico e conservatore, Playmen rappresentò una vera e propria provocazione: un periodico che univa immagini di nudo femminile a contenuti giornalistici di qualità, interviste, reportage e riflessioni culturali.

Eros, eleganza e cultura

L’intento di Playmen non era soltanto quello di sedurre, ma di educare a una nuova sensibilità.

Le sue pagine ospitavano saggi e articoli firmati da intellettuali, scrittori e giornalisti di rilievo, accanto a servizi fotografici realizzati con gusto e cura estetica.

Non si trattava, insomma, di pornografia, ma di una forma di erotismo elegante, spesso accompagnata da riferimenti artistici e letterari.

Le modelle e le attrici che posavano per la rivista divennero icone di sensualità e libertà. Tra le più celebri ci furono Ornella Muti, Pamela Prati, Carmen Russo, Edwige Fenech, e molte altre.

Posare per Playmen significava non solo mostrarsi, ma anche afferrare un simbolo di emancipazione in un’Italia che stava cambiando.

Tra scandali e censura

Il successo di Playmen fu immediato, ma non privo di ostacoli.

Negli anni ’70 e ’80 la rivista subì numerosi sequestri e processi per oscenità, accusata di oltrepassare i limiti della decenza pubblica.

Adelina Tattilo affrontò con determinazione ogni battaglia giudiziaria, difendendo il diritto alla libertà di stampa e di espressione.

Quelle vicende contribuirono a farne un simbolo di modernità e coraggio, un punto di riferimento per il dibattito sulla censura e sul ruolo della donna nella società.

Il lento tramonto

Con l’arrivo degli anni ’90 e l’esplosione dei nuovi media, Playmen iniziò a perdere terreno.

La televisione commerciale e, poco dopo, Internet, cambiarono profondamente il mercato dell’erotismo e dell’informazione.

Nonostante i tentativi di rinnovamento, la rivista cessò definitivamente le pubblicazioni nel 2001, dopo oltre trent’anni di storia.

L’eredità di Playmen

Oggi Playmen è ricordata come molto più di una rivista erotica.

È stata un manifesto di libertà, un laboratorio di idee, un simbolo della trasformazione dei costumi italiani nel secondo Novecento.

Attraverso le sue pagine, milioni di lettori scoprirono un nuovo modo di guardare al corpo, alla femminilità e alla sensualità — con curiosità, rispetto e ironia.

In un’Italia che imparava lentamente a liberarsi dai tabù, Playmen non fu solo scandalo: fu cultura popolare, ribellione elegante e arte del desiderio.



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