
PIETRO PACCIANI: LA NUOVA SERIE IL MOSTRO DE NETFLIX GUARDATELA
- Redazione

- 26 ott
- Tempo di lettura: 3 min

Pietro Pacciani: il contadino di Mercatale e il mistero del Mostro di Firenze
Introduzione
Pietro Pacciani è uno dei nomi più controversi e discussi della storia giudiziaria italiana. Per molti, rappresenta “il Mostro di Firenze”, autore dei delitti che insanguinarono le campagne toscane tra il 1968 e il 1985. Per altri, invece, fu una vittima del sistema, un capro espiatorio scelto per chiudere un caso troppo grande. La sua figura resta al centro di un enigma che, a quarant’anni di distanza, continua ad affascinare e dividere.
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Origini e vita
Pietro Pacciani nacque il 7 gennaio 1925 a Mercatale Val di Pesa, in provincia di Firenze, in una famiglia contadina. La sua vita fu segnata dalla povertà e da un’educazione dura, tipica della campagna toscana del tempo. Conosciuto come uomo rozzo, violento e diffidente, Pacciani ebbe fin da giovane problemi con la giustizia.
Nel 1951 fu condannato a 13 anni di reclusione per l’omicidio di un uomo sorpreso con la fidanzata — un delitto passionale compiuto “per onore”, come lui stesso lo definì. Dopo la scarcerazione, si sposò e mise su famiglia, ma la sua vita rimase segnata da episodi di violenza domestica e accuse di abusi sulle figlie, che contribuirono a costruirgli un’immagine di brutalità e degrado morale.
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Il caso del Mostro di Firenze
Tra il 1968 e il 1985, otto coppie furono uccise nelle campagne fiorentine mentre si trovavano appartate in auto. Le vittime presentavano ferite inferte con una pistola Beretta calibro 22 e un coltello. Gli omicidi, simili per modalità e crudeltà, terrorizzarono la Toscana e diedero vita a una delle indagini più lunghe e complesse della storia italiana.
Negli anni ’80, dopo numerosi depistaggi e sospettati, l’attenzione della magistratura si concentrò su Pacciani. Nel 1991 fu arrestato, accusato di essere il “Mostro di Firenze”. Gli investigatori portarono come prove una serie di elementi indiziari:
• la vicinanza geografica ai luoghi dei delitti;
• le armi trovate nella sua abitazione;
• testimonianze controverse di conoscenti;
• e, soprattutto, la sua fama di uomo violento e misogino.
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Il processo e la condanna
Il primo processo si concluse nel 1994 con la condanna di Pietro Pacciani all’ergastolo. La sentenza scatenò un enorme clamore mediatico: la stampa italiana ed estera si divise tra chi vedeva in lui il colpevole perfetto e chi lo considerava vittima di un processo indiziario e popolare.
Due anni dopo, nel 1996, la Corte d’Assise d’Appello di Firenze lo assolse per insufficienza di prove, ordinando la scarcerazione. Tuttavia, la Cassazione annullò l’assoluzione e dispose un nuovo processo, che non avvenne mai: il 22 febbraio 1998, Pietro Pacciani fu trovato morto nella sua casa di Mercatale, ufficialmente per cause naturali.
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Gli sviluppi successivi
Dopo la sua morte, le indagini proseguirono contro i cosiddetti “compagni di merende”, Mario Vanni e Giancarlo Lotti, accusati di aver partecipato ai delitti insieme a Pacciani. Entrambi furono condannati, ma le loro testimonianze furono spesso contraddittorie e ritenute poco credibili da molti esperti.
Il caso rimase formalmente aperto, e ancora oggi la responsabilità di Pacciani come “Mostro di Firenze” è oggetto di discussione. Molti studiosi, giornalisti e criminologi ritengono che Pacciani non potesse agire da solo, e forse nemmeno fosse l’autore dei delitti. Altri credono che fosse parte di un gruppo più ampio, o che il vero colpevole non sia mai stato individuato.
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Pacciani tra mito, paura e simbolo
Nel tempo, Pietro Pacciani è diventato una figura quasi mitologica: il “mostro contadino”, l’incarnazione del male rurale, un volto che ha alimentato paure e leggende popolari. Ma anche un simbolo di un’Italia divisa tra giustizialismo e dubbio, tra la voglia di verità e la paura dell’errore giudiziario.
Numerosi libri, documentari e fiction — fino alla recente serie Netflix Il Mostro (2025, regia di Stefano Sollima) — hanno riportato alla luce la sua vicenda, interrogandosi non solo sul colpevole, ma sul sistema investigativo e mediatico che costruì un “mostro” prima ancora di dimostrarne la colpa.
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Conclusione
Pietro Pacciani morì senza essere definitivamente condannato né assolto. Rimane sospeso tra leggenda nera e tragedia umana, simbolo di un mistero che continua a turbare la memoria collettiva italiana.
La sua storia — fatta di miseria, sospetto e paura — è uno specchio di come la società costruisce e consuma i suoi mostri.
“La verità giudiziaria è una cosa. Quella storica, forse, non la sapremo mai.”
Redazione




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