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Perché chi commette reati viene spesso denunciato a piede libero? La verità sul sistema giudiziario

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    Redazione
  • 20 nov
  • Tempo di lettura: 3 min
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Negli ultimi anni è diventato un tema ricorrente: si sente di aggressioni, furti, rapine mancate o atti di violenza, e spesso la conclusione sorprende molti cittadini: “Il responsabile è stato denunciato a piede libero.”

Ma perché accade?

È davvero un segno di debolezza della giustizia?

Oppure c’è una logica giuridica ben precisa?

Per capire questo fenomeno bisogna conoscere alcuni principi fondamentali del sistema penale.

1. La libertà è la regola, l’arresto è l’eccezione

La legge stabilisce che ogni persona è innocente fino a prova definitiva contraria.

Questo significa che limitare la libertà prima di un processo è considerato un atto estrema­mente serio, da usare solo quando davvero necessario.

L’arresto immediato non serve come “punizione”, perché la punizione arriva solo dopo un processo.

Serve invece a evitare:

• fuga del sospetto,

• inquinamento delle prove,

• commissione di altri reati gravi.

Se questi rischi non ci sono, il giudice o la legge non autorizzano l’arresto.

2. Non tutti i reati permettono l’arresto

La legge distingue i reati in base alla gravità.

• Per i reati più gravi (omicidio, rapina armata, violenze gravissime), l’arresto è possibile o addirittura obbligatorio.

• Per reati meno gravi (aggressioni non gravi, minacce, danneggiamenti, furti semplici senza violenza), spesso manca la base legale per trattenere la persona.

In molti casi la legge dice chiaramente: si procede con denuncia, non con arresto.

3. Arresto in flagranza: non basta che il reato sia stato commesso

Molti pensano che se una persona viene “presa sul fatto” allora dovrebbe finire automaticamente in carcere.

In realtà, anche l’arresto in flagranza è limitato ai reati più gravi, oppure a quelli che la legge indica in modo specifico.

Se il reato non rientra tra questi, anche se avviene davanti a tutti, le forze dell’ordine non possono arrestare, ma solo denunciare.

4. Il carcere preventivo non è una scorciatoia

La custodia cautelare (cioè il carcere prima del processo) può essere disposta solo dal giudice e solo in casi molto precisi:

• rischio di fuga,

• rischio di reiterazione del reato,

• rischio di inquinamento prove,

• reato abbastanza grave da giustificarla.

Se questi elementi mancano, il giudice non può mandare qualcuno in carcere prima della condanna.

Questo tutela il cittadino da abusi e arresti arbitrari.

5. Denuncia a piede libero non significa impunità

Molti pensano che “denunciato a piede libero” significhi “libero e senza conseguenze”.

In realtà significa:

• il processo arriverà,

• le pene (multe, lavori sociali, ammende, carcere, interdizioni) potranno essere applicate,

• la persona non è stata arrestata nell’immediato, ma non è stata assolta.

Si tratta di un passaggio procedurale, non di un perdono.

6. Il problema vero: la lentezza del sistema

Il vero motivo per cui i cittadini percepiscono “impunità” non è la denuncia a piede libero in sé, ma la lunghezza dei processi, che fa sembrare le conseguenze molto lontane o addirittura inesistenti.

Per molti, la sensazione è che “non succeda nulla”.

Ed è qui che si apre il dibattito pubblico sulla necessità di:

• procedure più rapide,

• pene più certe,

• sistemi alternativi al carcere che siano realmente efficaci.

Conclusione: tra tutela dei diritti e sicurezza pubblica

La denuncia a piede libero non è una scelta “morbida”: è l’applicazione di principi fondamentali che proteggono tutti, innocenti e colpevoli.

Ma per essere davvero efficace e percepita come giusta, la giustizia deve:

• essere più veloce,

• essere più chiara,

• garantire pene certe,

• prevenire in modo più incisivo le recidive.

Solo così il cittadino sentirà di vivere in un sistema davvero sicuro ed equilibrato.



Redazione

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