
LILIANA HA CHIESTO DEI SACCHI NERI ? LO DICHIARA IL PIZZAIOLO
- Redazione

- 26 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Negli ultimi giorni è emersa una testimonianza inedita che riapre il dibattito sul caso di Liliana Resinovich. Un ex titolare di una pizzeria, Alfonso Buonocore, ha dichiarato che “diversi mesi prima” della scomparsa di Liliana — tra il 2019 e il 2020, secondo la sua memoria — la donna si sarebbe rivolta a lui chiedendo due sacchi neri grandi, del tipo usato per i rifiuti urbani. 
Secondo Buonocore, la richiesta sarebbe stata fatta in modo riservato e “all’insaputa” del marito di Liliana, Sebastiano Visintin. Il giorno dopo, la donna sarebbe tornata per prendere il secondo sacco. L’uomo afferma di aver accettato 50 centesimi come pagamento — che però avrebbe poi dichiarato come “da addebitare a Sebastiano”. Buonocore sostiene di aver taciuto per anni perché un amico carabiniere gli avrebbe consigliato di “stare fuori da questa storia”. 
Questa rivelazione è stata resa nota durante un incontro a casa di Visintin, che avrebbe registrato la conversazione col suo cellulare. L’audio sarebbe già stato consegnato alla Questura di Trieste. 
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⚠️ Perché è importante — e perché lascia ancora molti dubbi
L’interesse attorno a questa testimonianza deriva dal fatto che il corpo di Liliana fu trovato — il 4 gennaio 2022 — proprio avvolto in due sacchi neri. 
Se confermata, la versione di Buonocore potrebbe rappresentare un indizio importante: suggerirebbe che i sacchi siano stati acquistati o ottenuti prima della scomparsa, e non solo reperiti in un secondo momento.
Tuttavia, l’attendibilità della testimonianza è contestata da alcune delle persone coinvolte. Per esempio, l’avvocata della nipote di Liliana, Federica Obizzi, ha dichiarato che “ogni volta che c’è una novità importante, poi emerge qualcuno che tenta di rovesciare la situazione”, definendo la testimonianza “una costruzione” e criticando il fatto che sia stata resa pubblica prima di essere depositata ufficialmente in Procura. 
D’altro canto, l’avvocato che assiste il fratello di Liliana, Nicodemo Gentile, ha invece dichiarato che i sacchi neri non sono il vero “nodo” della vicenda: secondo lui, l’elemento cruciale è un “cordino” (un reperto trovato sul luogo del ritrovamento), che — a suo parere — non è stato spiegato in modo convincente. 
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📂 Contesto: il caso di Liliana Resinovich in breve
• Liliana Resinovich scomparve il 14 dicembre 2021; il suo corpo fu ritrovato il 4 gennaio 2022 nel boschetto vicino all’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni, a Trieste. 
• Quando fu trovato, il corpo era avvolto in due sacchi neri. 
• Nei mesi scorsi, perizie tecniche hanno stabilito che l’impronta “guantata” trovata su uno dei sacchi non appartiene a un guanto, bensì corrisponde alla trama dei jeans indossati da Liliana. Questo aveva riaperto il dibattito sull’ipotesi che qualcuno — o più persone — avessero manipolato la scena del crimine. 
• Al momento, l’unico indagato per l’omicidio rimane il marito, Visintin. Tuttavia, l’ipotesi del suicidio — inizialmente considerata — è stata ormai scartata da molti, anche se ancora alcune voci la evocano. 
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🧩 Come cambia la prospettiva — e quali sono le incognite
• Se la testimonianza del ristoratore fosse confermata, si aprirebbe uno scenario secondo cui i sacchi neri erano già in possesso di Liliana ben prima della sua scomparsa. Questo potrebbe avvalorare l’ipotesi che la decisione di usare quei sacchi — per motivi ancora da chiarire — non sia stata improvvisata.
• Ma permangono dubbi seri: la testimonianza arriva a distanza di anni, presentata direttamente dall’indagato (Visintin), e non tramite canali ufficiali. L’avvocata della famiglia ha già messo in guardia dalla possibilità che si tratti di “una costruzione”.
• Il “vero elemento in sospeso” secondo alcuni legali non sarebbe tanto la provenienza dei sacchi, quanto il cordino trovato sulla scena, che — se spiegato — potrebbe dare risposte decisive.
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📰 Conclusione — Un caso ancora aperto, tra nuove piste e scetticismo
Il “giallo dei sacchi neri” — grazie alla testimonianza dell’ex pizzaiolo — riporta sotto i riflettori la vicenda di Liliana Resinovich, a quattro anni dal ritrovamento del suo corpo. La rivelazione potrebbe modificare sensibilmente le ipotesi investigative, ma al momento resta incerta e controversa.
La famiglia, da un lato, chiede chiarezza e verifica delle dichiarazioni; dall’altro, gli avvocati difensori e parte dell’opinione pubblica invitano alla cautela: senza ulteriori riscontri, parlare di “svolta” sarebbe prematuro.
Il caso — già complesso e doloroso — resta quindi avvolto da dubbi, con molte domande ancora senza risposta. E forse la verità arriverà solo quando la giustizia avrà analizzato ogni elemento con rigore, senza fretta, e separando i fatti dalle suggestioni.
Redazione




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