
ISCHIA OGGI 26 NOVEMBRE PER NON DIMENTICARE💔💔💔
- Redazione

- 26 nov
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Una miscela di acqua, fango, massi e detriti ha percorso la montagna con una violenza che nessuno poteva immaginare. In pochi istanti, strade, auto, abitazioni e speranze sono state inghiottite in un silenzio rotto solo dal rumore del fango e dalle sirene dei soccorritori.
26 novembre 2022, quell’isola accogliente è stata colpita da una ferita profonda: una frana devastante si è staccata dal monte Epomeo travolgendo la frazione di Casamicciola Terme.
Alle 5:00 del mattino, la montagna ha ceduto. Una colata di fango alta diversi metri ha percorso via Celario e le strade circostanti, trascinando tutto con sé.
Gli abitanti, ancora assonnati, hanno sentito il boato prima di capire cosa stesse succedendo. In molti sono scappati fuori dalle case senza nemmeno le scarpe, abbracciando i figli, cercando nel buio la via di salvezza.
I primi soccorritori — vigili del fuoco, volontari, forze dell’ordine — hanno scavato con le mani, nel fango fino alle ginocchia, lottando contro il tempo e la pioggia incessante.
Le vite spezzate
La frana ha portato via persone, famiglie, un’intera parte di comunità.
Tra le vittime anche bambini. Nomi che l’Italia non dimenticherà, volti che resteranno impressi nella memoria di un Paese che ha pianto con Ischia.
Ogni recupero è stato un colpo al cuore.
Ogni silenzio, dopo un grido di speranza, un peso difficile da sopportare.
Un’isola ferita, ma unita
Nei giorni successivi, Ischia ha mostrato la sua parte più bella: quella solidale, umana, incredibilmente forte.
Gli abitanti hanno aperto le case a chi aveva perso tutto.
I negozianti hanno donato cibo, coperte, stufe.
Le squadre di volontari arrivavano senza sosta da tutta Italia.
E in mezzo al fango, agli elmetti, alle divise infangate, si vedevano gesti semplici ma immensi: una mano che solleva un’altra, un abbraccio tra sconosciuti, un “non ti preoccupare, ci sono io”.
La domanda che ancora fa male: si poteva evitare?
Dopo la tragedia, l’Italia intera si è interrogata sul perché.
Ischia è un’isola fragile, segnata da un territorio delicato, da edifici costruiti in zone a rischio, da anni di allarmi ignorati.
La frana del 26 novembre non è stata solo un evento naturale: è stata anche il risultato di un equilibrio precario, di mancate prevenzioni, di un territorio che chiede da tempo attenzione, cura, rispetto.
E questo è forse il dolore più grande: l’idea che quella tragedia, in parte, si sarebbe potuta evitare.
La memoria che diventa impegno
Oggi, a distanza di anni, Casamicciola porta ancora le cicatrici di quel giorno.
Ma la memoria di chi ha perso la vita non è rimasta fango, è diventata voce.
La voce di chi chiede:
sicurezza
monitoraggio del territorio
prevenzione
responsabilità istituzionale
rispetto per un’isola unica, da proteggere e non da ferire
Ricordare la frana del 26 novembre non è un esercizio di tristezza, ma un atto di responsabilità collettiva. Perché ciò che è accaduto non si ripeta più.
Conclusione: una ferita che insegna
La frana di Ischia non è soltanto una pagina nera della cronaca.
È un monito, un richiamo forte e doloroso al rapporto fragile tra uomo e natura.
E nelle storie di dolore, di coraggio, di solidarietà nate quel giorno, l’isola ci ricorda una verità semplice ma potente:
la terra può cedere, ma la dignità e l’umanità non devono farlo mai.
Redazione




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