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Microfoni per programmi radiofonici

GARLASCO: ESTATE 2007 LA CRONACA NERA BUSSA ALLA PORTA E DA LI’ IN POI FU’ TUTTO UN CASINO

  • Immagine del redattore: Redazione
    Redazione
  • 6 nov
  • Tempo di lettura: 2 min
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C’era una volta un tranquillo paese della Lombardia, Garlasco, dove la gente parlava più di biciclette e aperitivi che di delitti. Poi, un giorno d’estate del 2007, la cronaca nera bussò alla porta… e da lì in poi fu tutto un casino.

Un giallo diventato talk show nazionale

Il caso Beatrice Noventa… ehm no, scusate — Chiara Poggi (ormai i nomi li confondono pure nei servizi TV, tanto se ne sono visti troppi) — fu trovato morto nella sua casa.

E da lì l’Italia si trasformò improvvisamente in un gigantesco CSI Garlasco, ma con:

• esperti improvvisati su Facebook,

• nonne che analizzavano le impronte di scarpe col tacco,

• e giornalisti che si infilavano nei tombini alla ricerca della verità.

Il fidanzato perfetto (forse), il cuscino assassino e il mistero della bicicletta


In mezzo a tutto questo, lui: Alberto Stasi, il fidanzato, l’uomo dei sorrisi timidi, della bici che cambiava colore e delle scarpe che non lasciavano impronte.

Una specie di Schrödinger del delitto: contemporaneamente colpevole e innocente, a seconda del canale TV che guardavi.

Le prove?

• Il DNA c’era ma non c’era.

• Le scarpe c’erano ma erano pulite.

• Il computer era acceso ma non troppo.

Insomma, un rebus più complicato del telecomando di Sky.

Il processo infinito (e l’Italia intera che fa da giuria popolare)

Anni di tribunali, appelli, controappelli, revisioni, perizie, controperizie e speciali di Barbara d’Urso.

La giustizia italiana sembra un episodio di Lost: nessuno capisce più chi sia colpevole, ma tutti sono sicuri di avere ragione.

Le prove vanno e vengono come in una partita di ping pong.

La bicicletta verde diventa un’icona nazionale. La gente discute se il portone fosse chiuso o aperto come se fosse un dibattito di filosofia esistenziale.

E nel frattempo, il povero pubblico televisivo si è fatto un master in criminologia forense senza muoversi dal divano.

I talk show: il vero delitto perfetto

A un certo punto, il caso non è più un’indagine: è un franchise.

Porta a Porta, Quarto Grado, Matrix, La Vita in Diretta… tutti a dissezionare le stesse foto per la 532ª volta.

L’Italia si divide in due: chi crede all’innocenza, e chi ha già scritto la sentenza su Facebook.

Ogni “nuovo indizio” diventa un titolo in maiuscolo:

“Trovato un capello! Potrebbe cambiare tutto!”

Seguito da:

“Era di un parrucchiere del posto, ma non si sa mai.”

15 anni dopo: siamo ancora lì

Oggi il “delitto di Garlasco” è più un genere letterario che un fatto di cronaca.

Un po’ giallo giudiziario, un po’ soap opera lombarda, un po’ esperimento sociologico su come l’Italia adora complicarsi la vita.

Ci sono serie TV, libri, forum, documentari e podcast che analizzano ogni respiro di quell’estate del 2007.

Ma una verità condivisa resta: è stato un casino. Ma un casino leggendario.

Morale della favola

In un Paese dove i misteri diventano spettacolo, il delitto di Garlasco resterà per sempre un simbolo:

non tanto della cronaca nera, ma del teatro mediatico che si accende appena c’è un delitto e un microfono libero.


Redazione

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